Dossier

 

 

 

 

 

Antonio Corrado, l’autore dell’articolo, è docente di Scienze matematiche presso la Scuola media "E. Fermi" di Oria (Brindisi).

Nato a Oria nel '47, laureato in Scienze naturali, collabora con l’insegnamento di Paletnologia del Dipartimento dei Beni Culturali dell’Università di Lecce sia nelle fasi di ricerca topografica che di scavo.

Fra le sue scoperte più interessanti si ricordano gli insediamenti neolitici di Masseria La Fiatte a Manduria dei quali i primi risultati sono stati pubblicati, Masseria S. Anna di Oria di cui è in allestimento una mostra ad Oria.

Ha pubblicato: il Paleolitico dell’Alto Salento e collabora con Studi di Antichità della Congedo Editore dove nell’8° volume si riporta un primo resoconto (redatto con la professoressa Ingravallo) dell’insediamento di Donna Lucrezia.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Antonio Benvenuto, l'autore dell’articolo, ha 61 anni, docente di Disegno e Storia dell’Arte presso il Liceo Scientifico di Oria. Da anni si interessa attivamente di Beni culturali, curando i 5 volumi dei Beni culturali della città di Latiano (Brindisi). Benvenuto ha diretto per 30 anni la Biblioteca Diocesana di Oria e ha contribuito ad istituire la Biblioteca di Latiano. Ha catalogato i Beni culturali del Comune di Villa Castelli e nella sua lunga attività ha diretto numerosi progetti di lavoro presso la Diocesi di Oria, finanziati con leggi statali e regionali. Ha inoltre offerto il suo impegno per l’istituzione del Museo Diocesano di Oria.

 


Dall'archivio de "l'idea" i siti paleolitici di Ceglie Messapica (Brindisi)

Alle porte di Ceglie un insediamento paleolitico di 100 mila anni fa

Adamo ed Eva abitavano qui

(Da "l'idea" del Dicembre 1995)

di Antonio Corrado*

Sorprendenti risultati stanno emergendo a seguito di ricerche topografiche condotte dal Laboratorio dell’Università di Lecce nel territorio compreso tra Ceglie Messapica e Francavilla Fontana, ove sono state documentate le tracce più antiche della presenza umana in ambito provinciale.

Lo scenario paesaggistico è rappresentato da un ampio bacino idrografico con un fitto reticolo di canali e incisioni torrentizi, i quali confluiscono nel vallone Bax che, superato l’ultimo gradino murgiano, passa immediatamente a sud di masseria Pane e Passole e lentamente perde la sua connotazione, presentandosi piatto e largo, così che a stento si distingue dalle frequenti depressioni diffuse nella zona. Lavori di escavazione del materiale di riempimento degli alvei in più punti del bacino hanno messo in luce sezioni stratigrafiche che consentono oggi di ricostruire per grandi linee la situazione paleoambientale del territorio durante il Pleistocene e di cogliere i rapporti tra reperti litici e depositi quaternari.

Tutte le sezioni osservate presentano la medesima successione stratigrafica che, a cominciare dal livello inferiore, è così costituita: pietroso e blocchi calcarei di varie dimensioni variamente alterati, immersi nel bolo rosso-violaceo; spesso deposito di terreno rosso-vico con scarso scheletro calcareo; minuto pietrisco di ciottoli e lastrine calcaro-silicei con intercalati sottili strati di terra rossa; in superficie, terreno rosso-brunastro. Lo spesso strato di terra rossa suggerisce un lungo periodo di clima forestale caldo umido, che ha provocato una profonda alterazione del calcare, con trasporto in profondità della parte solubile e formazione di depositi terrigeni in superficie. Contemporaneamente il moto vorticoso delle acque piovane correnti ha prodotto l’escavazione dell’alveo. Successivamente, in presenza di un clima di tipo oceanico, si sono avuti l’erosione ed il trasporto delle terre rosse e la loro deposizione nelle zone più basse, con colmamento dell’alveo.

Resti del passaggio dei primi cacciatori

Alla fine di questo ciclo ebbe inizio il popolamento umano della zona, i cui manufatti sono presenti alla base della formazione più superficiale. Questo strato, costituito da terra rossa con forte presenza di sostanze umiche, rimanda ad un ambiente di tipo mediterraneo che consente la formazione di humus, soprattutto in inverno.

La storia del più antico popolamento umano che interessò tutto il bacino idrografico Bax-Bottari si può ricostruire sulla base delle evidenze e dei manufatti lasciati nei luoghi di sosta, negli insediamenti più o meno stabili e nelle aree di caccia. In questo angolo dell’entroterra brindisino, in presenza di un paesaggio caratterizzato da associazioni vegetali del querceto misto, vissero, sullo scorcio del paleolitico inferiore, tipi umani, probabilmente gli ultimi homo herectus o i primi neandertaliani, i quali si spostavano lungo le sponde di questo reticolo idrografico alla ricerca di selvaggina e di materia prima per costruire strumenti indispensabili per le necessità quotidiane. Questi cacciatori-raccoglitori erano in possesso di una tecnologia litica piuttosto elementare ed ancora fortemente legata a canoni antichi; essa rientra in quel vasto filone culturale tradizionalmente noto come musteriano laquinoide charentiano di tecnica clactoniana, attestato in Puglia nelle più arcaiche serie musteriane salentine, come nello strato G di grotta Romanelli, recentemente attribuito da Piperno ad un momento antecedente il Wurm; nello strato G della grotta Uluzzo C ed in quello M della grotta del Cavallo. Analogo tipo di industria proviene dallo strato 2 del riparo esterno della grotta di Paglicci, nell’area del Gargano. L’industria litica, ricavata da differenti tipi di calcari, presenta un aspetto massiccio, con manufatti realizzati su schegge spesse e con piano di percussione largo e fortemente inclinato sulla faccia di distacco. Essa si caratterizza per la forte presenza del gruppo dei raschiatoi (52%), cui si associano grattatoi (21%), percoir (6,8%), encoche e rare punte.

Le aree di frequentazione sono dislocate sulle alture che, a monte, dominano il bacino idrografico (masseria Facciasquata, masseria Ferruzzi, Montagnulo, Donna Lucrezia) ed anche lungo il collettore terminale, contrada Bax e masseria Pane e Passole. Fra queste, si deve senza dubbio evidenziare la località di Donna Lucrezia per il particolare ruolo avuto nell’ambito del popolamento antico di questo territorio. Qui, infatti, la numerosità dei reperti suggerisce l’ipotesi che la località sia stata intensamente frequentata da gruppi di cacciatori anche per la possibilità di un agevole sfruttamento della materia prima, il calcare ricco di silice, che è reperibile in grossi quantitativi sotto forma di ciottoli, arnioni e liste. Il sito, inoltre, si caratterizza per l’eccezionale ampiezza dell’area interessata, circa un chilometro quadrato, la quale offre la possibilità di indagare l’organizzazione interna dell’insediamento ed il modo di vita di questi antichi progenitori. Su questi aspetti si incentreranno le prossime ricerche.

 

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Nelle campagne di "Donna Lucrezia" la prima industria dell'uomo. E dove scomparve l'homo-erectus. "E' un'area paleolitica di enorme interesse, tra le più vaste al mondo"

Il futuro di Ceglie è nella preistoria

(Da "l'idea" del Gennaio 1996)

di Antonio Benvenuto*

Viviamo in un'epoca in cui le scienze protostoriche e preistoriche diventano una delle poche occasioni irripetibili per delle cittadine del sud d’Italia, esse diventano occasioni di scambio culturale e di ricchezze turistiche.

Questa fortuna è capitata a Ceglie Messapica, che, ora, se vuole può farla veleggiare sulle ali della cultura con un opportuno progetto di valorizzazione.

L’insediamento paleolitico, è uno dei più estesi di tutta l’area europea, ed è venuto alla luce, grazie al lavoro e allo studio competente e qualificato della Prof.ssa Elettra Ingravallo della Università di Lecce e del Prof. Antonio Corrado, socio ordinario della Società di Storia patria per la Puglia, nonché ordinario di scienze presso la scuola media "E. Fermi" di Oria.

Questa importante scoperta archeologica, ricadente nel territorio di Ceglie Messapica, reca un contributo non indifferente alla storia del popolamento umano, alla conoscenza del suo habitat e della sua cultura.

Non è di ogni giorno una scoperta archeologica risalente a oltre 100.000 anni fa, possiamo dire alla fine del paleolitico inferiore, tenendo presente che testimonianze simili si hanno nell’area del Gargano ed in alcune grotte del Salento.

Ora, però, l’Amministrazione Comunale deve prendere atto di ciò e deve conseguentemente tutelare, valorizzare e rendere opportunamente fruibile detto insediamento, perché esso possa divenire il centro di sviluppo turistico-economico-culturale per Ceglie e non solo per essa.

Come primo passo si deve assolutamente vincolare la zona interessata, indi tutelare e in seguito valorizzare il sito in questione che è esteso circa 100 ettari.

Questo sito, opportunamente attrezzato ha una grossa potenzialità, non solo in termini prettamente culturali, che forse potrebbe diventare l’ultima cosa per alcuni, ma in termini di ricaduta soprattutto turistica ed economica.

Da qui parte la nostra proposta di un parco archeologico-ambientale per la valorizzazione del sito, ma complementariamente anche per tutti gli altri siti che intorno a Ceglie e nel suo territorio sono dislocati. E’ chiaro che l’area principe è quella del sito di "Donna Lucrezia", ma con opportuni studi di collegamento anche le altre aree che intorno gravitano meritano di essere non solo segnalate ma anche studiate e valorizzate.

Il materiale recuperato e studiato, a seguito di ricerche sistematiche, valorizzato in ambienti allo scopo allestiti, può divenire un punto di riferimento, potenzialmente finalizzato alla realizzazione di un Museo del Paleolitico, in cui possono essere raccolte anche altre testimonianze che verranno in seguito rinvenute negli scavi che si andrebbero a fare come indagine sulla zona in questione. La sola raccolta di superficie, è già sufficiente per allestire diversi ambienti espositivi.

"Donna Lucrezia" è il nome del sito, ma questo nome bene augurante sembra quasi sfidare gli studiosi e le amministrazioni. A dare ascolto a questo antico richiamo, fatto di tracce che l’uomo ha voluto lasciare sul territorio quasi a imperituro ricordo, è monito del suo antico passaggio in queste terre.

Sino a poco tempo fa poteva essere un riferimento "Delia" di Ostuni, "Nicola" di Altamura, ma sono nomi dati dagli studiosi, "Donna Lucrezia" invece è lì da sempre e il suo toponimo si perde nella notte dei tempi, se è vero come è vero, che "l’etalier" su cui riposa il sito è tanto esteso e ciò vorrà pure dire che la frequentazione è stata assidua per lungo tempo.

Oltre ciò bisogna tenere presente che il sito è ancora tutto da studiare ed esplorare anche se già è apparsa una nota preliminare a dirci la sua importanza. Su di esso non si sono prodotti saggi di scavo, per cui è importante ora l’opera di salvaguardia dell’intera area, sulla quale gli studiosi possano effettuare una valida azione di ricerca.

Si auspica quindi che l’Amministrazione si mostri sensibile verso questa nuova problematica e possa ascoltare la nostra proposta che si traduce in una azione favorevole per la città.

Se ciò si realizzerà, Ceglie ne trarrà un grande profitto, potendo essere inserita in un circuito altamente scientifico e culturale, essendo il sito un "unicum" che offre la possibilità di osservare dal vivo l’habitat in cui visse l’uomo paleolitico.

Per quanto attiene all’impianto tecnico-illustrativo, il sito deve essere visto come documento che offre una pluralità di immagini e di occasioni, in una dinamica culturale, a cui si agganciano risorse ed investimenti, capace di modificare non solo la potenzialità economica della zona ma anche quella dell’intera comunità.

La burocrazia da sempre ha messo a rischio qualsiasi attività, evitiamo che ciò accada anche per Ceglie; questa città merita la vostra attenzione a sfruttare la preziosa potenzialità del sito di "Donna Lucrezia".

Una buona Amministrazione è attenta a tematiche che apparentemente non portano mai frutti alla politica spicciola, ma che a lungo rendono la città con le sue peculiarità un riferimento sul territorio. Ceglie ha questa fortuna.

Si sarà letto la notizia di stampa con la quale Palermo ha costituito il parco archeologico dell’Addaura, che in ordine di tempo è l’ultimo, e si prefigge di conservare le testimonianze di solo 11.000 anni fa.

Per Ceglie invece si parla di un insediamento sicuramente più antico a 100.000 mila anni fa, frequentato probabilmente dagli ultimi homo erectus del paleolitico inferiore. La grande differenza di età la dice lunga sull’importanza del sito.

 

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Una scoperta straordinaria

(Da "l'idea" del Gennaio 1996 - Commento della redazione)

Nel pubblicare "Adamo ed Eva abitavano qui", del prof. Antonio Corrado, eravamo convinti di trovarci dinanzi una notizia di notevole valore storico, artistico e culturale: quello che in gergo giornalistico si definisce "scoop". La notizia che Donna Lucrezia sia stato un luogo in cui anticamente si lavorava la pietra selciosa, che in quell'area sia esistita una "vera industria" non poteva lasciarci indifferenti. Abbiamo allora indagato ulteriormente, chiedendo allo stesso prof. Corrado, che al prof. Benvenuto, esperto in fatto di Beni culturali, l’esatta consistenza della "scoperta". Ebbene, non ci sono dubbi: un sito con analoga estensione, intorno ai 100 ettari, si trova solo in America. Fatto eccezionale per Ceglie, per la Puglia intera, abbiamo pensato. La mente corre presto ad individuare un parco archeologico, un vero e proprio museo del paleolitico. Che fare allora, ci siamo chiesti in redazione. Innanzitutto continuare a indagare, ad approfondire. Ma non basta. Sapevamo che Corrado collabora con la dott.ssa Elettra Ingravallo, docente di Paletnologia dell’Università di Lecce; che gli stessi avevano già fatto anni addietro un piccolo sondaggio dai risultati positivi. Conseguenza era quella di procurare, come giornale, un incontro tra gli esperti e l’amministrazione comunale. Cosa che c’è stata e che ha dato ottimi risultati, tenuto conto che si tratta di un evento storico e culturale di indubbio valore.

L’Amministrazione cegliese sembra aver colto l’importanza della cosa, ha avuto i primi contatti con la prof.ssa Ingravallo e su suggerimento del prof. Benvenuto presenterà un progetto per l’accesso ai Pop, il Piano operativo plurifondo. Forse siamo andati un po’ oltre il nostro ruolo giornalistico, ma considerato il risvolto delle cose siamo convinti di aver fatto qualcosa di buono per la "nostra" Ceglie.

 

(MARZO 2000 - La proposta al Piano operativo plurifondo fu rigettata e oggi il sito di "Donna Lucrezia" è praticamente dimenticato, meta solo di qualche studioso.)

 

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